martedì 27 settembre 2011

Assignement 6 - letteratura scientifica

In qualsiasi campo di studi una persona si trovi la ricerca è evidentemente di primaria importanza.
Vi sono ricercatori in campi come la filosofia o le lingue. Questo perchè da sempre la ricerca da sempre implica il progresso.
Se questo progresso è essenziale per la crescita di qualsiasi materia, esso diventa imprescindibile nel caso delle scienze. E' evidente a tutti in fatto come scienze quali la chimica o la fisica necessitino di continui studi e scoperte per poter essere sempre più accurate e di conseguenza più utili nelle loro applicazioni pratiche.

Caso altrettanto evidente è quello della medicina, campo nel quale i progressi ottenuti nel corso dei secoli proprio mediante la ricerca sono facilmente visibili agli occhi di tutti.
Cosa sarebbe della medicina infatti se non ci fossero stati personaggi quali Albert Bruce Sabin, che studiò il vaccino contro la poliomelite o  Ignàc Semmelweiss che scoprì come prevenire molte malattie semplicemente con una maggiore attenzione all'igiene. Personaggi non sempre ascoltati al loro tempo, ma che hanno contribuito a formare quella che è la medicina odierna.

Per qualcosa quindi di così importante quale la ricerca la questione del controllo diventa di primaria importanza.
Personalmente non conoscevo molto, nè mi ero fatta grandi domande sul meccanismo di controllo della ricerca biomedica e seguendo il filo logico del discorso non posso fare altro che concordare con quelli che sono i problemi del peer reviewing. Eppure non vedo come questi problemi possano essere ovviati se non forse con un maggior numero di persone impegnate tanto nel campo della ricerca quanto nel controllo di essa.

Per esempio ho trovato molto interessante l'articolo del "The economist" Medical statistics: signs of the times.
Pur non intendendomi di statistica, dall'alrticolo risulta molto chiaro come un semplice cambiamento nel metodo di studio possa far considerare come legati due eventi che in realtà non hanno alcuna relazione. Questo fa anche sì che una qualsiasi coincidenza venga subito scambiata per una grande rivelazione.  Mi sembra che questo sia abbastanza grave poichè, se passiamo il tempo perdendoci dietro a ricerche che non avranno poi alcun seguito in quanto sbagliate in partenza, sprechiamo tempo prezioso per ricerche davvero significative.
Quindi forse invece che cercare di pubblicare qualsiasi dato ci sembri rilevante sperando che sia la scoperta che cambierà l'umanità, dovremmo prima approfondire, controllare e valutare se davvero stiamo trovando qualcosa di nuovo o stiamo solo mettendo insieme dati empirici.
Anche dall'articolo, sempre del "The Economist", Publish and be wrong viene messo in evidenza come il criterio usato perchè una scoperta venga pubblicata oppure no sia decisamente poco affidabile e come quindi scoperte anniunciate da giornali rinomati vengano smentite dopo pochi anni. Come propone l'autore sarebbe forse importante a volta non pubblicare solo gli studi che mostrano risultati positivi, ma anche quelli che ne mostrano di negativi in modo da moderare un pò la febbre da scoperta e rendere più affidabili i risultati finali.

Nessun commento:

Posta un commento